Non avevo mai guidato la campagna di notte.
Secondo me è un silenzio potenziale, fatto di suoni pronti a svegliarsi da un momento all'altro. Quel respiro sospeso attorno a Torino è arrivato insieme ai ricordi di qualche anno fa, quando cercavo la strada per i rave col finestrino abbassato. A rincorrere il percorso ci pensavano gli altri, io non guidavo mai: facevo la vedetta con gli occhi chiusi e trovavo le feste a orecchio.
Poi una volta mio padre mi ha lasciato fingere di guidare il suo treno, e tra tutti quei bottoni e pulsanti mi sembrava di pilotare un bruco galattico accelerato all'infinito.
Se mi vedesse ora riderebbe lui, perché mi sono quasi persa e ho parcheggiato a casaccio.
Anni fa questo posto era una scuola, adesso ci abita una delle radio più multate d'Italia.
L'epoca era quella del buco normativo sulla radiofonia web, e questa emittente pagò il conto e gli interessi per tutte le altre webradio nate in seguito. Ma Radiodigitale.info esiste ancora, per fortuna, anche se fuori dalla mischia e solo grazie al finanziamento pubblico. E in culo alla Siae.
Oltrepassato l'ingresso so che ormai di notte non ci vedo granché. Dopo anni di monitor e display mi è difficile mettere a fuoco il blu e il vermiglio saturo del bar. Incontro un barman figo quanto il fratello di Gollum: muscoli tesi, occhi da lupo e cortesia famelica.
Il pit stop è a prezzi scandalosamente modici, il che mischia parecchio le facce alla geometria severa della sala.
E CHE SALA.
Total black affettato da splendide visuals, le mette una moretta talmente carina da non dover sorridere. I suoi paesaggi pixelati tagliano la dancefloor enorme che vibra per l'impianto capace di ingoiarti, se ti avvicini troppo.
Ai piatti c'è l'ombra di un ragazzo piegato sulla puntina.
Secondo me è un silenzio potenziale, fatto di suoni pronti a svegliarsi da un momento all'altro. Quel respiro sospeso attorno a Torino è arrivato insieme ai ricordi di qualche anno fa, quando cercavo la strada per i rave col finestrino abbassato. A rincorrere il percorso ci pensavano gli altri, io non guidavo mai: facevo la vedetta con gli occhi chiusi e trovavo le feste a orecchio.
Poi una volta mio padre mi ha lasciato fingere di guidare il suo treno, e tra tutti quei bottoni e pulsanti mi sembrava di pilotare un bruco galattico accelerato all'infinito.
Se mi vedesse ora riderebbe lui, perché mi sono quasi persa e ho parcheggiato a casaccio.
Anni fa questo posto era una scuola, adesso ci abita una delle radio più multate d'Italia.
L'epoca era quella del buco normativo sulla radiofonia web, e questa emittente pagò il conto e gli interessi per tutte le altre webradio nate in seguito. Ma Radiodigitale.info esiste ancora, per fortuna, anche se fuori dalla mischia e solo grazie al finanziamento pubblico. E in culo alla Siae.
Oltrepassato l'ingresso so che ormai di notte non ci vedo granché. Dopo anni di monitor e display mi è difficile mettere a fuoco il blu e il vermiglio saturo del bar. Incontro un barman figo quanto il fratello di Gollum: muscoli tesi, occhi da lupo e cortesia famelica.
Il pit stop è a prezzi scandalosamente modici, il che mischia parecchio le facce alla geometria severa della sala.
E CHE SALA.
Total black affettato da splendide visuals, le mette una moretta talmente carina da non dover sorridere. I suoi paesaggi pixelati tagliano la dancefloor enorme che vibra per l'impianto capace di ingoiarti, se ti avvicini troppo.
Ai piatti c'è l'ombra di un ragazzo piegato sulla puntina.
Mette su un word map nebbioso, da autorimessa di astronavi. Vinili pre-Unione Europea che accecano dando forma a un labirinto techno senza orpelli, pallido e ipnotico come il moto originato da un golem addormentato.
E poi arriva lui, portando tutto a galla.
La mistura di 2-step, minimal e funky made in UK poi impiantata nella Berlino brulicante di oggi.
Quel suono che ha lasciato tracce ovunque e mi ricorda il primo disco di Burial per Natale 2007. Un viaggio a Londra persi a ballare musica senza faccia, scimmiesca, che nessuno capiva e che qui è arrivata solo adesso. Inni della working class che racimolava tutta la settimana per avventurarsi tra sconosciuti in ketamina.
Scendo nell'altrove senza nome della musica che Scuba ci sta buttando addosso, ho di nuovo diciannove anni.
Quando emergo c'è ancora più nebbia di prima, la campagna alle cinque del mattino è stanca, sbiadita, persino più addormentata di me.
Che però, ho ascoltato la foto dei prossimi dieci anni.
El Barrio • Strada Provinciale di Cuorgnè 81 • Torino
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