Far tardi qui a Torino significa imparare a nuotare.
Metà dei posti che propongono invenzioni non sono underground, ma subacquei.
Soprattutto se giugno, inspiegabilmente, non smette di inzaccherare la città con la pioggia.
Se i Murazzi sono inaccessibili, può capitare che il dj del momento venga sottratto ai flutti annullando la serata, e tu debba ripiegare in corsa setacciando i profili facebook dei promoters.
Più raramente capita il colpo di fortuna, o che l'alternativa sia gratis e a portata di mano.
Venerdì 3 giugno è andata così: niente epifanie con Deadboy, ma un ottimo back in the day con Grandmaster Flash all'Infoaut festival del Parco Ruffini.
Sarei potuta diventare madre solo respirando la carica di testosterone profusa nell'aria o accettando l'invito di questo armadio a sei ante Made in Texas (il tour manager. che mestiere infame, vero?)
Invece ho immaginato il palasport come un sobborgo umido dove ascoltare il braccio sinistro di questo cinquantenne infuocare tutto.
Scariche elettriche sporche, orizzontali e ruvide che graffiavano le mie orecchie.
Dirette, simmetriche e spietate come un l'eco di un avvertimento.
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