La musica è quel concetto geometrico che allontana la notte.
La dilata, rendendola immune all'incedere degli orologi e i calendari.
Si spiega in un linguaggio intraducibile, matematico, non comunicabile. Bisogna esporvici senza farsi troppe domande, per capirci qualcosa.
Ci sono beat, campioni e bounce mescolati alle grida irruente del pubblico.
Sincopi, controtempi e fraseggi che non si possono disporre su uno spartito perchè fatti di materia intoccabile, come i ricordi. E anche se i gusti sono costruzione culturale, l'invenzione riesce sempre a diventare omaggio, identità, abitudine.
Costruzione di qualcosa che ancora non ha nome.
Dentro quell'accezione sconosciuta, mettiamo tutto ciò che stenta ad assomigliarci, ma ci attrae.
Che ci guida fino a diventare la moda che seguiremo domani.
Perchè certa musica non invecchia: indica il futuro, conduce all'altrove affascinante dei sogni.
Come quello che non si spiega, rompe la distrazione e ci trascina, inevitabilmente, lontano.
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