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L'ULTIMA VITTIMA / Ricardo Villalobos Ensemble


Il Colosseo attrae borghesia imberbe nascondendosi elegante proprio tra il Po e la stazione di Torino Porta Nuova.
Stasera ad assediarlo c'è una chiazza di hipsters che fumano e si sistemano i capelli come se aspettassero l'arrivo di un messia.



Gli imperatori della biscroma gusto clubbing sono due, Ricardo Villalobos e Gianluca Petrella = 16 euro a biglietto. Arrivano muniti di machintosh ed effettistica da allunaggio, poi aggrediscono il palco con la noncuranza di chi ha strappato scalpo e applausi anche al più scettico degli ascoltatori.

Quindi ci inabissiamo timidi nella platea semibuia del teatro, zittiamo i cellulari e cuciamo le labbra davanti a cotanta decantata maestria.

Una croma, poi due brevi.
Un trombone assonnato che diventa Fender, arpeggi fuori tempo massimo e sequenze prevedibili emanate da laptop applescenti.
Dieci, venti, ottanta interminabili minuti di sperimentazione postcontemporanea.
O meglio, di pugnette altisonanti come dice bene il paroliere che sta per svenire accanto a me. 
Chiudo gli occhi per i laser proiettati ad altezza uomo, vorrei sentire bounce e fraseggi fondersi in quel trombone che anni fa sapeva descrivere il mondo, ma ora c'è solo il peregrinare sghembo e immotivato di due ciclopi presbiti.
Sembrano arenati su un'improvvisazione a pulsazioni zero, senza leggìo né forza per irrompere nei nostri orecchi addormentati.

E vorrei saper parlare in cileno per dirgli: "Ricardo, hai scritto pagine perfette, ma stavolta hai toppato.
La balla del pubblico acerbo e analfabeta non me la bevo."

Il dubbio striscia sotto le poltrone, beffardo.
Poi torna la luce in sala e siamo solo due ottavi rispetto al pubblico iniziale.
Il resto se l'è filata svelto, scoraggiato ed esausto.
Siamo caduti in troppi sotto il fuoco di questi due armigeri che ora s'inchinano allo sgomento generale. 
Forse non siamo ancora pronti a tanto estro, magari soffriamo ancora di un antiquato bisogno di melodia, o forse è la notte che sa tutto.
Compreso il giorno esatto in cui hai preso l'ennesimo, clamorosissimo, PACCO.



Teatro Colosseo • Via Madama Cristina, 71 • Torino 

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